Watchmen, la recensione che speravo di scrivere

guardiani1

Con un intervallo di 8 minuti in mezzo, visto che il film dura due ore e mezza (più o meno), ho visto il film con più che grande soddisfazione «Watchmen«. Un adattamento (dei tanti che circolano oggi) di un fumetto di grande risonanza negli USA.

Il film, cresciuto sotto un concetto di realismo totale nell'immagine, rompe con il libro paga solo per quanto riguarda gli "eroi" ei cattivi. Raccontando un momento particolare della storia dei protagonisti, assume il fattore temporale, e quello sociale, come determinanti di un disuso, di un tempo perso, di un "invecchiamento" dell'essere, fino a scoprire che l'essenza non si beffa mai.

Sollevare questioni profonde, essere umani ed essenziali, viene presentato a volte sotto le premesse più sfacciate, altre più semplicistiche. Come pochi dei film che si possono vedere oggi, tocca temi di alto impegno umano, con la crudezza che definisce il fumetto. Il colore del sangue è registrato nella memoria, così come le mutilazioni che fanno parte della spettacolare poesia che contraddistingue il film.

Sono stato felice di ciò che ho visto, oltre a poter dire ad alta voce e con l'altezza che implica, che è vicino al sublime nel concetto, sebbene visivamente non lo raggiunga. Ed è che come di solito accade in questo tipo di super produzioni, c'è sempre qualcosa che avanza. Ma posso perdonare gli eccessi, gli eccessi. Raccomandabile? Certo, cari lettori.


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