Lo afferma Asif Kapadia, regista di 'Amy', il film sulla vita di Amy Winehouse candidato ai prossimi Oscar nella categoria Miglior Documentario. Kapadia, vincitore del BAFTA 2010 per il suo documentario sulla carriera del tre volte campione brasiliano di Formula 1 Ayrton Senna, ha parlato In un'intervista su come questo film è riuscita a cambiare la visione che il pubblico aveva dell'artista durante i suoi ultimi anni di vita.
'Amy' è diventato il secondo documentario di maggior successo al botteghino del Regno Unito, riuscendo ad alzare la cifra di 3.44 milioni di sterline, 21 premi, 22 nomination e quell'attesa Oscar che abbiamo commentato poco sopra.
Asif Kapadia ha affermato che il successo di 'Amy' era dovuto in gran parte al fatto che sono stati in grado di affrontare le idee sbagliate che il pubblico aveva sull'artista: “Gran parte dell'ultima fase della vita di Amy Winehouse si è basata solo sulle cose brutte e su tutte quelle volte in cui non l'abbiamo vista in buone condizioni. Conoscevamo tutti le sue canzoni, ma non sapevamo quanto significassero per lei, quanto diventassero personali o quanto fosse doloroso per lei scriverle. Penso che ora conosciamo e rispettiamo di più la persona. La gente adorava la sua voce, ma non era necessariamente rispettata come essere umano. Adesso c'è amore per lei, l'artista e la persona, che è grande».
A fare da contrappunto a questo successo e, soprattutto, alla visione di Kapadia, c'è quella di Mitch Winehouse, il padre di Amy, che dopo aver ha duramente criticato il documentario Lei sta - in teoria, dato che è passato molto tempo dall'ultima volta che si sa come sta andando questo progetto - preparando un nuovo progetto sulla vita di sua figlia. Secondo Mitch Winehouse, Kapadia non è riuscita a mostrare la vera personalità di Amy o il suo senso dell'umorismo.